martedì 10 maggio 2011

PNEUMA (Moving Mountains)

Artista: Moving Mountains
Genere: Post-Rock; Indie Rock
Etichetta: Autoprodotto

Tracklist: 
  1. Aphelion
  2. Cover The Roots, Lower The Stems
  3. Alastika
  4. Fourth
  5. 8105
  6. Bottom Feeder
  7. Sol Solis
  8. Grow On, Grow Up, Grow Out
  9. The Earth And The Sun
  10. Ode We Will Bury Ourselves
Primo album full-lenght della band americana Moving Mountains, Pneuma si presenta come un album solido e scorrevole, piacevole ed immediato ma allo stesso tempo ricercato ed intelligentemente composto.

Partiamo dal titolo; "Pneuma" significa in greco "Aria", ma non concepita semplicemente come una miscela di gas respirabilli, bensì come un "Soffio Vitale", un principio originario che dona la vita alla materia, spesso associato allo spirito o all'anima; un qualcosa di etereo ed impalpabile, ma allo stesso tempo materiale.
"Pneuma" dei Moving Mountains è tutto questo, dolcezza e potenza, impalpabilità e concretezza che vengono miscelate grazie al sapiente utilizzo di clean guitars dal suono fluido, tremolo guitars(caratteristiche del post-rock) usate con efficacia ed al momento giusto, synth dai suoni delicati ed eterei, voce solista leggermente tendente all'emo che contribuisce a rendere ancora più incisivi testi già poetici e profondi, batteria più che essenziale ma non invadente ed infine una sezione di fiati tesa a rinforzare i vari crescendo distribuiti lungo tutto l'album. La voce, da pulita e delicata passa ad assumere un'espressività rilevante con gli scream nella traccia di apertura, "Aphelion", e nei climax di pezzi come "Cover The Roots, Lower The Stems" ma soprattutto nella fenomenale closer "Ode We Will Bury Ourselves", dotata di una potenza espressiva fuori dall'ordinario.

L'album si apre sui cupi toni dell'intro "Aphelion", che dopo una partenza atmosferica ed oscura esplode con l'entrata degli scream del cantante e l'utilizzo dei fiati (oltre al coro ed al deciso cambio di marcia di batteria e altri strumenti), seguita da "Cover The Roots, Lower The Stems", forse il pezzo più concreto a livello di ritmiche e suoni all'interno dell'album (si avvicina leggermente al post-hardcore per certi versi), dotato di un climax potente aiutato nei crescendo da fiati e chitarre tremolo. Su sonorità simili è basata la terza traccia, "Alastika", anche se questa volta ci si sposta su toni più progressivi, suggeriti dalle dissonanze presenti nei riff della seconda chitarra e dai ritmi di batteria e basso (in modo alquanto bizzarro, l'ascolto del riff di apertura in funzione del titolo "Alastika", genera in me l'immagine di qualcosa di elastico teso a rimbalzare xD). L'andamento iniziale viene interrotto da "Fourth", che funge da intervallo separatorio tra le prime tre tracce ed il resto dell'album, che da qui in poi assumerà sonorità più melodiche ed eteree. Il cambio di atmosfera si percepisce in modo evidente con l'avvento del quinto brano, "8105",  che presenta un riff iniziale reso fluido dall'utilizzo delle clean guitar (la distorsione utilizzata nei due pezzi precedenti "Fourth" infatti scompare). Si tratta a mio avviso di uno dei punti più alti dell'intero album (in tutta onestà non ho trovato una singola nota stonata in questo CD, quindi questa considerazione è puramente soggettiva). Al diminuendo di fine pezzo segue "Bottom Feeder", che nonostante presenti suoni diversi da "Fourth", ha la similare funzione di stacco. Questo intermezzo strumentale ci regala due minuti e mezzo di atomsfere oniriche ed impalpabili, grazie all'utilizzo di synth dal suono soffuso ed etereo. Il sucessivo brano (acustico), Sol Solis, con la sua essenzialità e semplicità, ci riporta per un attimo al di fuori dalle sonorità dell'album, che perdurano solamente nella voce e nei synth impiegati nel bridge della canzone. Nonostante queste considerazioni, il pezzo non perde di intensità e poeticità; la vocal line abbinata ad un testo meraviglioso (dai toni abbastanza depressivi) emergono grazie al carattere scarno del pezzo, conservando l'espressività degli altri brani, anche se quest'ultima viene proposta con toni differenti. Segue "Grow On, Grow Up, Grow Out", il  brano forse più immediato a livello di melodie (soprattutto nei primi versi) ma che contiene uno dei migliori momenti dell'album. L'ultimo intermezzo presente è "The Earth And The Sun" (titolo legato ad un motivo ricorrente nei testi di quasi tutti i brani), che, con toni simili a quelli di "Bottom Feeder" funge da preambolo al gran finale del CD, "Ode We Will Bury Ourselves". Quest'ultima meraviglia (non esagero, credetemi) è dotata di una potenza espressiva assolutamente incredibile; un testo poetico e pieno di speranza e melodie forti, che difficilmente non lasciano il segno (definirle efficaci sarebbe riduttivo temo, tanto lasciano il segno) convergono in uno dei migliori crescendo che abbia mai sentito in tutta la mia, seppur limitata, esperienza musicale.

Non dirò altro in merito per paura di rovinare l'effetto che l'ascolto di questo album potrebbe sortire (ho già detto troppo); non mi rimane che consigliarlo vivamente a tutti.. Ascoltatelo, ascoltatelo e riascoltatelo; se doveste trovarvi da soli all'interno di un verde paesaggio in una fresca mattina primaverile o estiva al sorgere del sole, non esitate e ascoltatelo tutto di fila in cuffia; potreste trovare una nuova dimensione di voi stessi (come è successo a me) e riscoprire in voi una rinnovata e inarrestabile voglia di vivere..

[9/10] 
  
Someday the trees will sing: Hallelujah!            


Special thanks to:
Moving Mountains, Adbarg Endell, CO2, Alessio Cazzola, Luca Greco (Fresh)

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